PALAZZO NUTI-VARINI-DELI

Luogo: Foligno

Ente appaltante: Comune di Foligno

Committente: Comune di Foligno

Impresa appaltatrice: Filippucci Costruzioni – Spoleto Matera

Situazioni lavori: Lavori ultimati

Prestazione: progetto strutturale e direzione operativa

Anno incarico:1988

Progettisti: Arch. Francesco Ernesto Ventura – Ing. Fabrizio Menestò

Descrizione opere: Il progetto ha riguardato il miglioramento sismico  e il restauro conservativo dell’edificio. E’ stato necessario rinforzare le strutture orizzontali, in quanto negli ultimi tre livelli dell’ala verso piazza del grano, è stato alloggiato l’Archivio di Stato. Nelle sale dell’ala cinquecentesca dimorano il Sindaco, il vice, il Segretario fin dal terremoto del 1997, che ha reso inagibile il palazzo comunale.

Il palazzo Nuti-Varini, ora Deli, edificato fra il 1510 ed il 1516, è un classico esempio di palazzo rinascimentale che si inserisce nella maglia  urbanistica medioevale della città di Foligno. Riferendosi alla tradizione fiorentina dei palazzi e palazzetti ordinati su un impianto a cortile, palazzo Deli in Foligno si inserisce nell’attività di ricerca che si evolve a partire dalla seconda metà del XV secolo per la definizione di un nuovo modello costruttivo dell’edilizia civile nei centri del Rinascimento.  Il cortile di questo palazzo si presenta come una camera ornatissima, piacevole e utile  al contempo, a cielo aperto; un pozzo di luce  quindi secondo la tradizione borghese che dal ‘300 a tutto il ‘500 si riscontra in Toscana. 

Tuttavia, nella ricerca sia della squadratura geometrica della pianta, così  nella simmetria del prospetto con tre assi di finestre, assume un valore evocatore della perfezione romana. E tutto ciò tenendo in debito conto la difficoltà di raggiungimento dell’obiettivo simmetria per la presenza della torre medioevale proprio sullo spigolo anteriore del lotto di edificazione; risolto peraltro da un mirabile artificio geometrico. Più in generale  la pianta risponde ad una chiara individuazione delle esigenze pratiche e rappresentative del palazzetto: il cortile come elemento base, in asse con l’androne; la scala a destra; al primo piano un grande salone anch’esso in asse e illuminato dalle finestre aperte sulla facciata principale.  Le funzioni sono distribuite su tre piani secondo la ripartizione classica degli edifici medioevali, con cornici marcapiano che fungono anche da davanzale delle finestre. Il piano terra è destinato a stalle, a magazzini, alle officine e ai locali per il disbrigo degli affari correnti della famiglia. Il primo piano (nobile), di rappresentanza, comprende il salone centrale (sala del camino) disposto sull’asse della facciata ed alcune sale minori per la residenza del capo-famiglia. La loggia funge da galleria di collegamento al piano primo fra la parte privata, residenza  del capo-famiglia, e quella di rappresentanza. Gli ambienti del palazzo si affacciano direttamente sulla strada e, attraverso la loggia, sul cortile. Palazzo Nuti-Varini-Deli può essere definito, stilisticamente, come un palazzo di transizione fra il palazzo trecentesco ed il palazzo quattrocentesco. La facciata infatti denota chiaramente questo tipo di ambivalenza: le finestre cinquecentesche hanno finestre edicolate tipo palazzo Farrattini o palazzo Pesci mentre Nuti-Varini-Deli ha finestre con architravi orizzontali. La torre medioevale è di fatto un frammento riassorbito in una organicità architettonica che fornisce sobrietà e chiarezza all’insieme e nulla toglie alla simmetria perfetta del prospetto. La quarta finestra del piano nobile, portata dalla prima cornice marcapiano in asse alla torre  su via Gramsci, è anch’essa frammento che s’incastra e intorno al paramento murario lavorato a scalpello, con giunti perfettamente squadrati, sfuma quasi con i conci appena sbozzati. Non è una fase costruttiva incompiuta, né un incidente, ma una elaborata sovrapposizione di immagini, un scompaginarsi in parti di tempo diverso che ne esprimono il senso di durata. Al di là quindi di una fase di transizione fra il palazzo trecentesco e quello quattrocentesco, ovvero di continuità tradizionalista, si riscontra una convergenza di elementi di diversa origine (fiorentina, lombarda, romana antica) che fa pensare alla versatilità del sincretismo tardo antico, disponibile verso cicli architettonici esterni.