PALAZZO BRUNETTI-CANDIOTTI

Luogo: Foligno (PG)

Ente appaltante: Comune di Foligno

Committente: Comune di Foligno

Impresa appaltatrice: Tecres – Roma e Coo.Be.C.- Spoleto

Situazioni lavori: Lavori ultimati

Anno incarico: 1996

Progettisti: Ing. Fabrizio Menestò

Prestazione: progetto strutturale e direzione dei lavori

Descrizione opere: Il palazzo si distingue per una razionalità d'impianto propria del Settecento avanzato. Lo splendido prospetto con doppio portale balconato e i prospetti laterali del palazzo sono stati oggetto degli interventi di restauro. 

Sono state rifatte anche  le strutture di copertura eliminando la spinta delle travi-puntoni sulla facciata e sugli altri muri perimetrali, nell’ottica del miglioramento sismico.

I provvedimenti che si sono presi per evitare tali spinte, come ha dimostrato il sisma del 1997 che non ha fatto alcun danno, sono stati molto efficaci.

Il palazzo Brunetti-Candiotti presenta una accentuata differenziazione tra il prospetto «di   rappresentanza» sulla pubblica via e quello «privato» all'interno. La facciata sulla strada, compatta e uniforme, ha un aspetto decisamente «urbano» dove raggiunge dimensioni ragguardevoli. Essa presenta su tre piani una lunga regolare sequenza di aperture, scandita ritmicamente da due grandi portali balconati (una timida ripresa, forse, del prospetto del berniniano palazzo Chigi-Odescalchi a Roma, dopo l'ampliamento realizzatene da Nicola Salvi nel 1745). Nella facciata posteriore, invece, tre ordini sovrapposti di arcate sono compresi tra due bracci sporgenti, in uno dei quali è contenuto lo scalone d'onore. Realizzato tra il 1770 e il 1795, il palazzo Brunetti-Candiotti può essere considerato dunque come l'espressione più matura e il punto d'arrivo di una tradizione tipologica radicata a Foligno almeno dal secolo XVI, e connessa alla frequente presenza, nei palazzi folignati, di una corte con giardino che formava il cuore del palazzo. 

L’edificio si articola su tre piani ed un sotto-tetto; quello nobile si presenta interamente decorato in tutti i nove ambienti, e spesso non solo nelle volte ma anche nelle pareti. Il partito decorativo realizza eleganti combinazioni di tempere su muro e di olii su tela, generalmente incastonati al centro delle volte. Pur senza creare vere e proprie discrasie, il settore squisitamente decorativo (tempere) e quello di pittura di figure (olii) corrono su binari estetici dissimili, tardo-rococò il primo, decisamente neoclassico il secondo. In genere le volte a padiglione si dilatano con abili quadrature in profondità illusorie, e sfruttano abbondantemente il repertorio decorativo rococò, mentre le figurazioni e anche i finti cammei amano far risaltare le loro azioni compassate su fondi piatti, quasi da bassorilievo. Da questo punto di vista la soluzione più coerente è senz'altro quella del salone, ispirata al salone degli Imperatori del casino Borghese; il partito delle pareti infatti trova ideale continuazione nella volta. I dipinti di storia vanno a rifornirsi sì dall'Olimpo, ma anche dal Vecchio Testamento (la patetica storia di Agar) e dal Nuovo (Riposo in Egitto), o dalla Gerusalemme Liberata (i fatti di Armida). Tutte le tele, monocromi compresi, si devono ad un unico autore come afferma Vittorio Casale.

Nelle lunette del portico, alcune iscrizioni ricordano il soggiorno di Umberto I (1899) e di altri principi di casa Savoia (1882; 1889) ed uno storico avvenimento: la firma dell'armistizio (18 febbraio 1801) tra la Francia repubblicana ed il regno di Napoli. Attualmente è sede dell'Ente Giostra della Quintana.